Incongruenza del Castello Ursino
Mettetevi comodi come turisti che vanno per la prima volta a visitare Katania che a promemoria ripeto significa la TANA capitale KA degli IA o ION-IA (che è il risultato di un errato assemblaggio del singolare con il plurale) ed il suo misconosciuto RE DEI CASTELLI.
Tutti ad un primo superficiale sguardo paragonano la sua altezza con quella di tutti gli altri. Niente di più superficiale e sbagliato. Pertanto se riflettete con me come prima cosa vi ricordo che originalmente era sul mare mentre ora ne dista calcolato in linea d‘aria almeno un chilometro perché ricordate che la lava non solo lo ha distanziato il mare ma ne ha sollevato il livello della linea di terra SOMMERGENDOLO Notevolmente!
Infatti se voi andate nel portone del cortile è riportato in alcune immagini alle proporzioni originali. In esse è rilevabile come gli archi dei quali oggi si vede solo la sommità quando si visita il fossato a meridione erano una via di transito di barche a vela che avevano dei pennoni di notevole altezza. Inoltre si vedono nel fossato, come si evince dalle incisioni nel cortile, passavano le barche a vela. Pertanto con un molto approssimativo calcolo prendendo in considerazione le torri coniche che sotto di queste, come si vede nella pittura del Platania la fortezza alla base di esse è di pari altezza e che sotto vi era un elevato promontorio di roccia lavica sempre come rilevabile dalla Platania che l’ha dipinto come lo ricordava e non come lo ha visto dopo ad essere pessimisti vogliamo aggiunger almeno altri sessanta metri ed allora ecco il …PEZZO DA NOVANTA, termine per indicare uno che non accetta ordini da nessuno!
Un’altra cosa mai detta da nessuno, la qual cosa mi crea sospetto, infatti il lato nord oltre ad essere un insieme di iscrizioni dentro delle righe come fosse un quaderno vi è una di queste righe dove con dei mattoni vi è disegnato il castello con evidenziate le parti distrutte e se raffrontate con un’ispezione interna si evince la differenza tra parti restaurate da Riccardo e quelle rimaste integre con una corrispondenza inoppugnabile. Se poi l’osservazione si approfondisce si può vedere come i realizzatori più che operi erano degli artisti che hanno realizzato SIA INTERNAMENTE CHE ESTERNAMENTE UN VERO E PROPRIO ARAZZO! Addirittura nella facciata che sporge ad ovest (e specie nel bastione di sud-ovest) c’è una spropositata scritta araba che sarebbe da leggere e da interpretare. Probabilmente è un comunicato per i navigatori che provenivano dal lato sud del golfo che quando il cielo è limpido è visibile fin oltre Siracusa! Il resto è un osannare i cammelli ed il nostro LIOTRU sempre di guardia. A seguire, andando verso nord-ovest, nella parte rivolta verso la chiesa di San Sebastiano, dentro le righe fra le tante cose che hanno enorme risalto il NOSTRO CANDELABRO EBRAICO più simile a quello di ELORO che a quello con i bracci ebraici più corti, a seguire vi è una croce che io chiamo “CROCE DI SANT’AGATA” che rimarca la riproduzione delle due K-OLO-NNE lati della cella che altro non sono che due Creste esclusivamente, due CRESTE, di KOLUMNE IONIKE!!! divergenti e legate con una fascia tale che ognuna per se è colonna che sorregge davanti alla “DEPOSITIO del SUO CORPO” dove campeggia il suo simulacro al di sopra dell’OLA ossia dell’ARKITRAVE (la citata P sekeliana) ”pertanto la CROCE greca di cui si favoleggia è il risultato delle due K-OL-ONNE a KRESTA che sono semplicemente state IN……CROCIATE! Peraltro ciò si evince più chiaramente nelle absidi del Duomo ed in tutti i pilastri dove si collocano le stazioni della Via Crucis. Ma la cosa più bella è LA STRUTTURA MURARIA SIA INTERNA CHE ESTERNA E’ UN GRANDE ARAZZO, arazzo murario! Non esiste uguale al mondo per antichità che per immagini-forse e da qui nasce il termine LIONE che è raffigurato all’ultimo piano dove vivevano le Costanze ed i Riccardi ma su tutto svetta “UN GIGLIO” che sforando la riga inferiore di base sfiorando copre anche quella superiore per dire che questo giglio … abbraccia DUE MONDI … trattasi … anzi “E’ IL GIGLIO DELLA ESTREMA PURITA‘ DELLA NOSRTA DONNA … CHE TUTTO PUO’!” PURITA’ RIMASTA INTATTA, ESTREMA ED IRRAGGIUNGIBILE PUR AVENDO ACQUISITO LO STATUS DI “DEIPARA” E CHE LA SICILIA SOLA HA DA SEMPRE PROPUGNATO ENTRAMBI I TITOLI DA MERITARE DI FESTEGGIARE IL PRIMO DI GENNAIO LA SUA UNICA E GRANDE PATRONA! E SONO SOLTANTO I SACERDOTI SICILIANI AD INDOSSARE IL BIANCO L‘OTTO DI DICEMBRE SPEZZANDO IL RUOLO DELL’AVVENTO PER FESTEGGIARE LA SUA PURITA‘! Inoltre se entrate nella sala dove c’era la cappella DEI REGNANTI, LE DUE EDICOLE sulla sinistra, entrando dal cortile quella di Sant’Agata e di San Giorgio (è sua la sala accanto) SONO PALESEMANTE SORMONTATE DAL SIMBOLO DELLA SOLA ED UNICA CASTELLANA DI QUESTA SICILIA CHE OCCUPAVA L‘ALTARE MAGGIORE! ALTRO CHE ARABI, NORMANNI E CHICHESSIA CHE PAGAVANO LE DECIME AI NOSTRI PONTEFICI-CESARI e a riprova di ciò che dico QUALCUNO HA… DICO LETTERALMENTE CANCELLATO O RUBATO TUTTO PER NASCONDERE LA VERITA’!
CHISSA’ POI PERCHE’? Del resto questo Castello con il suo contenuto è prova inoppugnabile della sua potenza e che l’unico a potersi vantare di averlo solo parzialmente e scosso è solo il terremoto e come chiarirò neanche la lava ha potuto intaccarlo! SIA perché COSTRUITO E DIFESO ED ABITATO DALLA POSSENTE ANONIMA SCHIATTA CHE NESSUNO VUOLE PRENDERE IN CONSIDERAZIONE, CHISSA’ PERCHE’, FORSE ERANO GLI ARABI SEMITI (non ismaeliti) CHE HANNO DA SEMPRE DOMINATO I MARI SPECIE QUELLO “NOSTRUM“. Vi siete mai chiesti il perché usavano chiamarsi solo per nome e spesso addirittura se ne ponevano altri? Costoro infatti non avevano che i nomi da difendere non avendo da difendere la sola Schiatta degli AL SIKILI che magari a casa cambiavano nome e si definivano GIAGUARI. Infatti prendete quelli più rinomati: Antonello da Messina, Riccardo da Lentini, Jacopo da Lentini, Jacopone da Todi, Pico della Mirandola, Leonardo da Vinci, Lorenzo de Medici, e così via facevano tutti di un’unica schiatta e facevano schiattare tutti ed erano gli unici e veri ARABI! Disposti contro ogni ellenismo a chiamarci BARBARI! BARBARO E BARBARA!
Per cui nel mare nostrum eravamo noi L‘ARABIA di FELIC(S)E! Ma quando ci arrabbiavamo eravamo l’ARAB(B)IA del LIONE!!!
Una cosa a proposito di ruderi risalta: vi siete mai chiesti, (altro perché importantissimo!) come mai le città dove costoro hanno abitato possiedono tre o addirittura quattro strati sovrapposti? O addirittura nel retro delle loro abitazione hanno le grotte? Questa INOPPUGNABILE CONTINUITA’ STORICA DELLA NOSTRA CIVILTA’ CHE SI PERDE NELLA NOTTE DEI TEMPI IN UNO CON LA GLOTTOLOGIA NON POTRA’ TOGLIERCELA NESSUNO!!! Ed appunto i ruderi del nostro Castello parlano da soli altro che Carlo V, pensate che quelli che dicono ere greci stazionano a meno di un metro sotto l’attuale pavimento che per quell’ epoca era il terzo piano e si elevano addirittura al disopra delle torri coniche ruderi cosi che gli arabi prima ed i normanni dopo avrebbero costruito solo la punta dopo i greci ed allora i romani kalatini che avrebbero fatto? Poi vi invito a visitare il così detto FOSSATO, guardate bene anzi “studiate“ altro che ginnasio, ripeto studiate bene le pietre degli archi del fossato, poi fate una sinossi con la pittura del Platania e soprattutto con i disegni del portone d’ingresso della Cappella e proporzionatamente ricostruite il tutto: considerando la loro elevazione senza supporre quella reale ma solo ragionando su quella che attualmente si vede, se pensate che sotto di essi passavano i battelli a VELA e che le rovine anzidette erano al disopra di quasi tutta ’altezza dei torrioni conici praticamente si dovrebbe ammettere che i greci hanno costruito qualcosa per difendere noi dai loro attacchi!!!
Qui continuando a sorvolare (solo con questi sorvoli si può riempire un’enciclopedia) e ragionando sulla base del precedente conteggio l’altezza di CODESTO MOSTRO DI CASTELLO QUANDO ERA NELLA SUA PIENA FUNZIONALITA’, FACEVA TREMARE LE VENE ED I POLSI A CHIUNQUE A VEDERLO DA LONTANO E SENZA BRUTTE INTENZIONI FIGURATEVI POI SE DOVEVANO PENSARE DI ATTACCARLO PENSATE E RIFLETTETE COME MAI TUTTI QUESTI CONQUISTATORI NON SI SONO MAI INSEDIATI … SE NON CON IL NOSTRO PERMESSO! I VESPRI INFATTI LI HANNO FATTI A PALERMO, QUI NON VI È STATA MAI ALCUNA NECESSITA.
Infatti il Castello a noi serviva solo per le feste ed a tenerci dentro le nostre DOMINE!
Sul nostro “BEL CASTELLO” che da sempre SOTTOVALUTATO tranne quando c’è da vantare di volta in volta gli Arabi ed i Normanni, salvo poi pronti a sminuirne sia la potenza della struttura e soprattutto di quelli che lo hanno abitato. Addirittura uno porta il tosone ma quello originale intero senza contare dell’alto che ornava di gioielli anche il suo cane, sorvolo per brevità ma vi invito a guardarli bene come dormono in cuscini d’alto rango e ancor più sontuosamente abbigliati! Circondati da iscrizioni di ogni genere che fin dalla notte dei tempi passando dalle cosiddette gotiche è un CONTINUUM fino ad oggi di osannare alla loro potenza, altro che colonizzati questi erano i colonizzatoRI! Qui è d’obbligo un invito ad andare a…più che a guardare …ad ispezionare!
Gli archi del fossato, pur essendo stati arrostiti dal potente calore lavico hanno mantenuto la primordiale consistenza della primordiale manifattura e si vede che sono uguali a quelli del KAITO e valutando gli archi e la tipologia della struttura di entrambi mi ricordano tanto sia quelle trovate nell’acropoli della” Purità” che quelle delle terme della Rotonda che dell’Indirizzo. La loro antichità è la prova vivente che questo signore dei castelli non solo è stato inespugnato dagli uomini ma è anche L’ “unico al mondo” può vantarsi di aver resistito alla LAVA!!!
Cosa mai detta perché costituisce prova inoppugnabile dell’antichità della sua manifattura infatti questa è la prova che non è stato fatto da nessuno di quelli che ne portano vano vanto!!!
E non sono neanche sicuro che possa vantarsene l’ARABO FELIC(S)E o PELIC(S)E altrimenti si sarebbe vantato anche di questa ARKITECTONIA. Dico questo perché gente di mestiere nella mia giovane, mi chiarivano quelli che ancora con metodi consoni praticavano l’edilizia a Catania, che in questi luoghi non solo il Castello aveva resistito alle lave ma che esistevano altre strutture di antiche costruzioni dove era avvenuta la stessa cosa perché erano costruite con un miscuglio di mota o motta e malta. Infatti precisavano che non esiste in natura altro elemento se non la MOTA, ossia un amalgama di sabbia marina con argille che scontrandosi con la lava che con il calore già a distanza diventano solide ed ecco il perché della doppia T ossia l’unione delle due terre lava e mota diventa motta ossia ceramica, ma nel caso delle costruzioni però per non renderle aggredibili dalla lave è necessario che il cemento della malta, li appunto cementi con la mota per farne un tutt’uno e figuratevi se sono resistite strutture piccole come le abitazioni figuratevi come la potente ed altissima struttura del BEL CASTELLO, impedendo il travalico è rimasto altero e “fermo all’ingiuriar … delle Lave”! Pertanto qui le lave non hanno potuto perforare le MOTTE ingrottarsi, come di solito fanno per ingoiare poi ogni struttura distruggendola, e così che noi oggi possiamo godere di questa…MERAVIGLIA DEL MONDO!
Che le lave intorno hanno fatto ALA nel loro passaggio intorno “AL SIGNORE DEI CASTELLI” ed oggi lo cingono come una “CORONA di SCIARA DI FUOCO” non potendosi permetter di fare altro neanche tentare di “TRAVALICARLO“ per cui grazie ai nostri AVI esperti non solo di navi ma anche di navate, possiamo vantare la gloria dei castelli che hanno anche inserito doverosamente negli stemmi e non solo di Trapani ma anche dei signori delle due aquile di Catania dove è rappresentato con un altro possente ponte sul fiume che gli scorreva vicino e dove si sono riversate le lave ed un ancor MESTOSO ALBERO che gli campeggiano vicino! Evidentemente anche la natura si è piegata alla legge di questi forti abitatori di questo Castello loro degna base di potenza. Infatti li ritroverete questi stemmi al Duomo nella tomba di OROSCO e nella sua stanza dentro il castello Ursino all’ultimo piano del Castello, dove sono ammassati i reperti che non si possono esporre al pubblico perché devono continuare a depredare e nascondere la nostra storia! Altro che mura di CARLO V QUESTO POTENTE SIGNORE ”CHE ALZAVA DUE AQUILE NELLO STEMMA” PENSATE NON SAPEVA NEMMENO CHI FOSSE INFATTI DICE CHE HA IMPEDITO ALLA RABBIA (sic!) GERMANICA DI TRASFORMARE ORTIGIA IN PASCOLO PER PECORE! A pensarci bene forse è vero che non si conoscevano perché lo stesso potente SIGNORE DALLE DUE AQUILE ha impedito inconsapevolmente che Carlo V sbarcasse in Sicilia. Ma qui sorge un altro problema chi è allora il “Carlo Sebastiano” che ha regalato (almeno così dicono) la lampada a sant’Agata?
Forse anche lui è venuto come pellegrino ad onorare anche la nostra “IMPERATRICE” ad a posare la sua testa sotto i piedi di lei! E che forse è stato anche costretto a risarcire Catania dei danni prodotti altrimenti rischiava di non tornare a casa e di poi anche i successori avrebbero fatto lo stesso? Ma allora erano conquistatori che donavano e non prendevano decime, anzi collaboravano anche con Caracciolo per battere gli altri che man mano alzavano le KRESTE! Pertanto questa volta AITINA a fronte delle sue lave distruttrici ha trovato UN PARI suo che degno simbolo svetta tra i cinque castelli i quali appartengono a D-RE-PA-NO (che appartiene al DIO PADRE E RE-ossia DE EO DIO RE) padre e resi pregiano di avere nell’emblema con la KATANA che li sovrasta A SOMMA DIFESA! Questa un’altra AQUILA che così ha potuto come sempre salvare le penne “ET MELIOR E CINERE SURGERE”!
Proseguendo nella disamina, vorrei passare al dopo cercando di rendere al visitatore del castello il gusto della ricerca. Chiarito pertanto che il Castello che oggi vediamo quando era nella pienezza del suo fulgore con una spaventosa elevazione sul mare da terrorizzare e dissuadere da stolti propositi specie con i padroni dei SETTE MARI a difenderlo, non dovete stupirvi quando i miei concittadini ancora nel 1820 continuavano a dire QUANDO TUONAVANO I CANNONI DEI BASTIONI “CA SIBBENI VECCHIU, ANCORA RUMPI I TESTI- DISTINATU A SPARARI-!!SULU!!-PI LI FESTI!”.(NB: pag.21 “Feste e spettacoli nella Catania dell’Ottocento)
Come si fa a non aver preso in considerazione una traditio-consuetudo popolare che spesso nelle leggi fa testo mentre in archeologia non solo non fanno testo ma non vengono minimamente una pur minima valutazione! Ma c’è un fatto che mette una pietra sopra a tutto ciò ”LA PIU SONTUOSA SALA DEL PARLAMENTO” POSTA AL PENULTIMO PIANO, PERCHE’ ALL’ULTIMO C’ERA LA DIMORA DI QUELLO DELLE AQUILE … E QUESTO ERA IL VERO CASTELLO DELLE AQUILE! AVETE CAPITO PERCHE IL SALONE DEL PARLAMENTO ERA QUI!
A proposito per raggiungerlo “I PRLAMENTARI “ dovevano entrare nel fossato che era molto più profondo e quelli di terra il ponte levatoio lo avevano a NORD EST sotto la torre del MARTORIO entrare nel fossato e dove c’è l’attuale scivola salire al piano dove “LA DONNA della COSTA dell’ANZA di turno li riceveva facendo riposare i CAVALLI STANCHI E SUDATI nell’apposita SALA A CONDIZIONAMENTO TERMALE PER NON FARLI AMMALARE! (Ecco a cosa servivano le anfore solo a condizionare il raffreddamento dei cavalli.)
Ora figuratevi come nella torre del Martorio che era al piano nobile potevano tenerci i prigionieri ed addirittura torturarli e turbare il sonno della DOMINA!
Questa è l’ennesima incongruenza tra la lingua originale popolare e quella dei GINNASIALI(= RONZINI -pensate che se il termine è letto come andrebbe in greco! Andrebbe letto GUNNASIUM la qual parola non significa nulla ma se lo leggete GINNASIO = GINNIUS + ASINUM che accoppiati danno appunto il GINNASIUM ossia il RONZINO!) se dessero ogni tanto la loro attenzione si ricorderebbero che quando vigeva l’uso delle campane per avvertire la gente o di chiesa o di armi “LA CAMPANA DEL MARTORIO“ SERVIVA PER AVVERTIRE GLI ARMIGERI ED IL POPOLO DI UN QUALCHE PERICOLO. I prigionieri pensate li tenevano nelle segrete che erano talmente buie che a volte anche i carcerieri si accecavano a causa della disabitudine alla luce!
FORSE e dico forse a volte vi tenevano più che prigionieri quelli che i normanni chiamavano i GESUALDI ossia GLI OSTAGGI che più che prigionieri erano considerati ospiti anche se COATTI! (nel linguaggio popolare il termine coatto è positivo appunto per questo.) A proposito di questo piano guardate bene i muri raccontano delle storie e raffigurano pensate il LIONE DEL CASTELLO! LEONI (che sono tutti stampati nelle mura di questo piano nobile proprio appena si entra nella cosiddetta sala delle armi e contornano due personaggi nella parete nord ed in quella est mentre in quella ovest, dove peraltro c’è l’accesso alle cosiddette stalle e quindi il successivo accesso alla camera della DOMINA nella torre del sale.
Appunto dicevo che proprio in questa parete est c’è la DOMINA che un uomo dal basso con sguardo dolce la coccola con gli occhi. Che poi è forse lo stesso spiritoso che, vestito da CLOWN, campeggia dietro il bureau dell’ingresso e che, nella parete nord, proprio sull’interno dell’ingresso, insieme alla LEONESSA CON UN CUCCIOLOTTO che stavano in questo castello per costringere i loro pari livello a rispettare i patti. Comunque chiudo ribadendo che nella torre nord all’esterno c’è un gruppo di mattoni rossi disposti come a rappresentare un castello con le cime di sud-est dirute come a dire che i lavori fatti riguardavano solo la parte alta distrutta dal terremoto. Penso ad un messaggio criptato perché uno che sconosceva le tecniche di costruzione come poteva arrogarsi l’ardire di spiegare ad un architetto militare catanese cresciuto con gente che faceva coperture con tecniche avveniristiche a condizionamento d’aria? Perché le anfore sul soffitto altro non sono che sale per impedire il rapido raffreddamento … dei cavalli SUDATI …! Portandoli a conseguente pericolo di raffreddamento e di malattia degli stessi … con letali conseguenze per chi necessitava di continui spostamenti. Chi mai se non noi potevamo avere questa finezza, anzi, raffinatezza di una preziosa tecnica che noi usavamo per noi stessi per INVECCHIARE MEGLIO, figurarsi come potevamo non usarla per la salvaguardia di un mezzo di spostamento che per le contingenze di allora, per i cavalieri poteva fare la differenza tra la vita e la morte!
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Considero tra i reperti da valutare anche la posizione del Castello infatti le antiche diciamo “mappe“ riportano la struttura abbozzata di una COLOSSALE ARENA ERA CIRCONDATA DA COLOSSALI MURA TUTT’OGGI SEPOLTI ED UTILIZZATI IN Via Naumachia e dintorni arengario, piazzato nella confluenza di uno dei tanti FIUMI DELLA ZIA LISA. Che peraltro doveva essere di una consistente portata d’acqua, sono certo che faceva parte dei fiumi della zia lisa, inoltre faceva parte dello stemma insieme a degli archi e ad un albero del SIGNORE DELLE AQUILE che abitava in quel fatidico ultimo piano del Castello che svettava nello stesso stemma accanto all’acqua e agli archi, ma che ci faceva in mezzo ad un fiume più grande del golfo dove svettava il castello: ”in primis!” il fiume aveva certamente la funzione di approvvigionare le navi in acqua dolce! In “secundis” originariamente faceva parte del insieme dei fiumi di ZA LISA la lussureggiante X-A-EL-SCI(O)A’ (esatto come la regione d’Etiopia) un eden che aveva subito una grave distruzione ma quel che ne rimase era sufficiente per diventare “IL BENE CHE VIENE “DA K-IA-N-A (come diciamo noi in gergo) dai CAMPI dove sono le ACQUE DI ELISHA che rendevano florida la SEKELEIA! Infatti I CAMPI ELISI erano solo dei CAMPI (noi diciamo ad oggi in sekeliano CAMPARE per indicare VIVERE) dove il termine sottintende che siano LAVORATI! Non erano FORESTE ELISE solo gli elleni beoti e cretini potevano pensare e credere a delle baggianate così! La nostra K-IANA era molto di più degli “CHAMPES E’LISE‘E”. Se avreste avuto come me la fortuna di conoscere la piana di Catania negli anni quaranta e cinquanta ma in parte anche i primi anni sessanta avreste capito di quale benessere abbiamo sempre goduto!!! In tutta la SEKELEIA (isole comprese) e come erano “I NOSTRI SOLI ED UNICI CAMPI DI ELISHA’”) intanto hanno! DA SEMPRE disposto di sistemi antichissimi e pressoché indistruttibili d’irrigazione di ogni genere e forma e quando si doveva abbeverare dicevamo “ABBIARI ACQUA!” E quel G-E—BBIA significa solo questo da noi erano strutture erette da noi non pozzi trovati a caso!!! Sempre disposto, IMMAGINATE COME ERANO BEN COLTIVATI IN ORDINE E PIENI DI FRUTTETI, DI OGNI GENERE E SPECIE, UNA TERRA DOVE SCORREVA … ACQUA (UNA TERRA PIENE DI FIUMI CHE L’ATTRAVERSAVANO DA OVEST E AD EST IN UNA IMMENSA DISTESA ORDINATA FORESTA LUSSUREGGIANTE, solcata da un’infinità di fiumi: l’Acquicella (con i suoi quattro affluenti),l’Acqua Santa (tre), Fontanarossa – Forcile (sette),Vallone del Bummacaro (tre), del Cardinale (cinque), del Buttaceto (quattro) fino al Gornalunga, senza contare quelli più imponenti a seguire: Giaretta, Dittaino, l’imponente Simeto, il San Leonardo e così via ecco quante erano le X-A … -EL-I-S(HO)A’! -Le acque-dove sta- il popolo di DIO-che si è allontanato – dopo la distruzione! Pensate vi era ogni ben di DIO appunto! Con tutte quelle fioriture (poveracci chi era allergico!) e … CON TUTTI QUEI FIORI … FIGURATEVI LE API … CHE FESTA! E CHE MIELE!
In “tertiis” dentro questo V-IR (guardiano di IR) UN MOSTRO A GUARDIA DI TANTA DOVIZIA (s’intende di perfezione e di grandezza, e di potenza positiva almeno per noi) cosa si può trovare se non altri meravigliosi mostri!!
Vi è di tutto … reperti mai mostruosamente studiati come sarebbe sto doveroso e di cui le guide passano oltre senza sapere cosa sono più mostruosità di così!
Dovevamo i turisti stranieri che li guardano con estremo interesse ma nessuno sa loro dare una qualche!
E continuiamo farci guardare con compassione … per non dire altro. Eppure solo a fare un piccolo sforzo si possono ricucire secoli di abbandono ed incuria. Pensate è pieno d’iscrizioni che da sole parlano facendo storia a sé! Mosaici che anch’essi hanno molto da dire trabeazioni possenti, colossali colonne e statue altrettanto colossali tutte nella massima proporzione altro che torsi Michelangioleschi, se avesse avuto la fortuna di vederle non se ne sarebbe più andato altrove!!
L’iscrizione delle cosiddette terme Aquiliane da SOLA E SENZA SOLO è sufficiente a riformare tutta la nostra GLOTTOLOGIA! E se permettete anche la storia come già accennato nella trattazione della glottologia iscrizione che d’imprecisata epoca appunto andrebbe studiata insieme a quelle esistenti nel Kalatino! Per recuperare gran parte della nostra cultura! Colgo fior da fiore: tralasciando la forma di scrittura che definirla ellenica è già una mostruosità figurarsi poi nel tradurla dall’ellenico e soprattutto tradurla assemblando i pezzi a sinistra della porta con quelli a destra (sempre per chi guarda!) cosa ancora più orripilante … è relegarla al 334 Dopo Cristo … è poi la goccia che fa traboccare il vaso!!!
Non mi pare che dicevamo FLABIO, né tanto meno AUGUSTU AIONIU, né tantomeno … F(P)ELICCC perché quello è il nostro simbolo i tre seni che non sono tre geni ma quante … confusioni create: le due F hanno reso difficile la vita al PELIS ed al FELIS che alla faccia dei normanni era FLABIO ma era anche Augustu Aioniu e quello che più contava era ARABO FELICE che non aveva guerre da fare!!’
E chi rischiava contro un leone che anticipando tutti i nipotini ha costruito due sontuosità la prima era la OLA-M-F (la ola di quelli che vivono nelle NAVI) che noi oggi chiamiamo Naumachia, costruito che doveva essere molto più grande di quella che il GRAEVIUS chiamò K-OL-IS-EUM o si riferiva al nostro duomo spaventosamente grande per l’epoca con il suo terribile campanile e il più terribile lucernario o al nostro mostro in piazza Stesicoro e pensate che dovizia costruì le DERMAI AISCILLIANAI! A giudicare dal Mosaico che era all’ingresso dall’iscrizione sul frontone, dalla statue colossali e soprattutto dalle trabeazioni che solo i suddetti frontoni rimasti danno l’idea della potenza che esprimevano che tutt’oggi impressionano doveva proprio essere FELIC(S)E (LEONE e anche ARABO felice e graffiante) come gli occidentali che terrorizzavano l’oriente!
Proseguendo con i mosaici vi invito a vedere quello di Damarete che vestita appunto … di rete è incoronata con le TRE ANSE o SINII (CINII) sulla fronte e non vi sfugga che quello centrale … trattasi palesemente della forma della CALABRIA! Anche costei come F(P)ELISS e MINATIDIUS possedeva i DDD NNN SAICULIS I TRE DOMINI SICULI!!!
E lo ha dimostrato facendo in un giorno quello che i romani hanno impiegato in trecento anni!
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Altro resto di un imponente struttura termale si trova superata la sala San Giorgio: vedrete per terra una serie di quadrati a mosaico. Non sembrerebbero un tutt’uno ed invece è unico, ma in tutti i sensi.
Se osservate attentamente è l’allegoria dei mesi: ogni mese dovete circondarlo con le spiegazioni di cosa avviene in ognuno di essi: se per esempio intorno al mese di luglio mettete i riquadri che chiariscono ciò che avviene nel mese (magari spiegando a tutti come cucinare per poi mangiare (in amarico bella) una pizza fatta in un forno a legna. È la prima rappresentazione della pizza che sta cuocendo dentro un forno a legna, quella che potete vedere in uno dei riquadri messi per terra.
In tal modo avrete un quadrato che riempie quasi una stanza; se poi circondate questi riquadri con i riquadri che sono affastellati sotto la finestra succede che per un mese solo avrete la copertura di una intera stanza, se poi sempre procedete la ricostruzione mentale le stanze diventano dodici.
Disponendo le stanze una di seguito all’altra, per tutta la lunghezza del mosaico, avrete un ingresso termale di circa centocinquanta metri: al centro di questa escursione dei mesi c’erano anche tre individui, di cui uno guarda in sottecchi con un “sorriso da Gioconda”, dietro di lui campeggia un Vallo, cioè una fortificazione. Costui doveva essere il capo delle milizie di terra. Accanto manca quello delle milizie marittime e, “dulcis in fundo”, manca il ritratto con la vanagloria delle sue imprese, che certamente non mancava a lui far rimarcare nel mosaico. Pertanto dovete aggiungere, per concludere, altre tre stanze. Doveva, dunque, essere un edificio immenso, altro che quel tugurio delle terme sotto il Duomo. Chissà dov’erano posizionate queste, possibilmente ad Occidente perché dovevano essere servite da uno dei fiumi di Elisha.
Non vi pare che queste sono strutture degne di una splendidai Urbis? Aveva ragione il Graevius con il suo coliseum catanese.
Nella torre del Sale c’è un altro mosaico molto antico, come si evince rappresenta un’imperatrice clamidata. Dalla rappresentazione direi che questa è una regina che ha smesso da poco le foglie di Aralia Catanese per clamidarsi (una donna nuda con la sola clamide era perciò anche un cavaliere duceziano!
E già mi pare che trattasi dell’unica rappresentazione forse la più antica (delle grotte, per la precisione, mai studiate) di cavalieri clamidati! Non sarà mica Damarete? Oppure una sua antenata discendente di quella che vestiva di Aralia o che si metteva a capo del suo popolo come la regina di Saba.
Quello che mi preme sfatare è la dicitura: rappresentazione dell’Africa. Mi chiedo: qual era quest’Africa che ci avrebbe comandato? Invece questa imperatrice ci sta dicendo di dove fosse il suo regno e per non sbagliare, si è fatta un diadema su misura di una descrizione inequivocabile dei suoi domini, che si estendevano da un Capo all’Altro e che al centro aveva la zanca. Si tratta di certo dell’impero della Treskele: mai rappresentazione fu più esatta, con la punta centrale “distorta al punto giusto”, magari per chiarire fin dove si estendevano questi domini. Se poi alzate lo sguardo potete ammirare quel viso di donna che, chissà perché, non hanno rimosso come certe altre cose. Vedrete che accanto vi è una raffigurazione che rimanda alla mente un certo simbolo: il Tosone, anche se questo è di pietra. Quest’altra domina e castellana disponeva già di un bel gruppo di cavalieri cristiani che la difendevano e quello non era la pelle dell’agnello, ma era il nostro Agnello – Cristo al quale questa signora tutte le mattine si rivolgeva nella sua personale cappella. Ecco il termine giusto per le nostre donne: donna-domina, ecco il vero modo con cui noi chiamavamo le nostre donne. Significato che noi fino ad oggi abbiamo mantenuto sia nel termine che nel sentire e soprattutto nei comportamenti. Non le definivamo gonne-gune’ e soprattutto non le abbiamo mai recintate come le pecore nei vari ginecei degli elleni (senza Jauoneia o senza conoscenza delle cose spirituali) e nemmeno negli harem dei popoli Persi (nel senso italiano del termine), ma le trattavamo alla pari, fino a vestire la “clamide imperiale” e a marcare moneta se i meriti lo richiedevano.
Tra gli altri reperti vi invito a fare la ricostruzione del caprone e della colonna che, a giudicare dalla pietra, è assemblabile con la seconda parte dell’iscrizione, quella a tre ordini di righe e cosiddetta delle terme Akilliane. Quindi i vari Cesari, Augusti, Traiano e Marco Aurelio erano in “mente Dei”. Nella sala detta di San Giorgio che era la cappella di Donna Costanza.
Ma che nome è questo non mi pare che i normanni disponessero di discendenze costantiniane forse molte siciliane sì ma i normanni? E peggio che peggio un lentinese architetto e costruttore siculo che si chiama Rich-Hard? Ma perché il primo re inglese che si chiama bel- prete e perché un cuor di leone che si chiama Rich-Hard … ari! E perché quel Simone (di Ventimiglia di) Monteforte, che costringe gli inglesi duri a capire la democrazia cos’era veramente? Questi sono tanti ma tanti Jaguarini mimetizzati e molto bene, ma non per il sottoscritto, e soprattutto la sapevano lunga! Magari come quelli che hanno preso per la manina un certo “Federico” (ma chi era veramente costui?) e senza spargimenti di sangue ha conquistato Gerusalemme!
A proposito di misteri, a Catania ci sono un sacco di vescovi e soprattutto Monaci
guerrieri, vedi i vari monasteri. Ma Catania pullula di ogni tipo di monastero: ne ha uno che è il più grande del mondo, anche se ne tacciono tutti. Pensate che la sola chiesa conventuale di esso è quasi grande quanto San Pietro senza contare che la cattedrale vecchia era più grande di quella nuova. Ma dove i misteri s’infittiscono sono nel periodo che la Sicilia diede tanti Papi al soglio di Pietro. Ma i conventi più da studiare, come dicevo, sono quello di Novalucello e quello di Misterbianco (a proposito il termine originale è Monasterio-Bianco proprio come i Bianchi di Catania ed i BIANCHETTI DI LICODIA, forse era sacra per molti motivi e perciò vi allevavano anche i futuri BIANCHI, perché da lì uscivano i monaci di San Bruno vestiti di bianco a cavallo con la clamide e la spada proprio come San Giorgio.
Comunque ormai la digressione la devo chiudere con un fatto che attiene quel signore che è sdraiato accanto alla “vamp” ante litteram nel salone del parlamento.
Guardateli bene e soprattutto lui, perché mentre Lei ha un cuscino, Lui ne ha tre e che cuscini. Poi ha una mantella, una tonaca da priore Benedettino! Ma su questa mantella ha una sciabolona che le lame di tolediana memoria al confronto sono niente, per non parlare dell’acciaio dell’armatura. Ha ogni centimetro del suo corpo coperto e rivestito di un acciaio assolutamente superiore a quello della lama per spessore e leggerezza che comunque solo lui poteva permettersi. E quando questo signore era combinato così possentemente armato era meglio stargli quanto meno a rispettabile distanza perché doveva avere capacità illimitata di movimento. Egli era almeno un Re o un Imperatore perché quel ciondolo che pende lo possedevano solo costoro. Ma come mai di questo catanese non si sa nulla?
Gatta ci cova questo è un altro Jaguarino …
Ma dicevo che tra questi mimetizzati c’è un vescovo di Catania per la precisione il settimo! Nelle iconografie, se sollevate lo sguardo sulle pitture dell’altare centrale della Cattedrale, tra i citati primi sette vescovi c’è un certo Leone che, stranamente, pur non comparendo negli elenchi, qui è citato addirittura alla pari ed allo stesso livello di Byrillius. (A proposito e se fosse — lino — da Byril- Linus come usa da noi l’abbreviazione vezzeggiativa).
Comunque è strano non compaia nemmeno negli elenchi ufficiali. Infatti sono messi nell’ordine: Byrillius, Everius, Jacobus, Severinus a destra ed a sinistra invece Leo, Sabinus (e che ci fa il protettore di Bari a Catania?), Severus ed Atanasius. Non compare poi negli elenchi ufficiali. Ed a quanto pare non è la sola incongruenza di questa Cattedrale, ma contemporaneamente accade che in questo stesso periodo compare un altro Leone. Infatti un giorno un altro tizio di nome Attila- che dove lui passava non cresceva più nulla -s’era messo in testa di saccheggiare l’Occidente perché inequivocabilmente più appetitoso. E viene ad impelagarsi in una pianura che si chiama, guarda caso, Campi Catalani dopo diventati anche “unnici”. Sconfitto da un altro strano goto che dicono fosse stato a lui sottomesso: Dux Etium, che lo batte con l’aiuto di un popolo che poi però stranamente lo abbandona nel momento migliore della vittoria. Ma questo, anche se abbandonato da una parte determinante del suo esercito, è tanto l’amore che ha per l’Italia che va in suo soccorso e senza il suo alleato a rischiare la vita sua e dei suoi soldati ad Aquileia per aiutare i Latini. Ed ancor più stranamente con Valentiniano che scappa verso Roma e solo questo goto che poi si chiama Etio (a mala pena uscito da una semi sconfitta) va da solo a fronteggiare questo flagello di Dio. Cosa accade? Che qualcuno mette in salvo le popolazioni venete sulla laguna, ma con quali navi se i bizantini son fuggiti a gambe levate a Roma? I Goti non mi pare fossero costruttori di navi all’epoca. Ma non era lì che voleva arrivare Attila? E come mai Valentiniano in Italia si sentiva sicuro!! Ed invece temeva di andare a Costantinopoli? O forse non ha potuto andarci perché chi comandava le navi doveva far fronte recuperare gli AQUILEIANI e portare le armate del LEONE a Ravenna! Forse apparteneva alle due aquile questo LEONE non era proprio un Monachello Bianco vestito ma apparteneva ai nostri BIANCHI! Sennò chi mai avrebbe bloccato un‘orda famelica?
Ma nemmeno lo stesso Attila o fu SANCTUS ATTALUS che poi per quello che ha fatto si è santificato!
Allora chi mai proteggeva e con quali navi ha salvato queste popolazioni che dai si son potuti trasferire nella Laguna Veneta?
E non vi sembra strano che nei campi Katalaunici dove già c’erano toponimi più antichi come le Puy en Dome e les Puy-En-velais siano nati nuovi toponimi tipo Lione (come quello che sventola nel gonfalone di Venezia) e Chalon (pace!!) che si tratti ancora di parole in uso semitico! Gli stessi del candelabro Kalatino! Infatti al centro c’e ”GR-EN-OBLE.
Forse si vuole negare questa collaborazione Siculo-Ungarica, infatti il rischio ha compattato tutti e come sempre l’Occidente torna compatto e non necessita dell’aiuto di un Bizantino che se la fa sotto dalla paura perché riconosce che non ha i mezzi per fronteggiare questo Attila che come una slavina si riversava proprio in Italia dove le sue bramosie degli U-nni (uomini che vedono NI!) spazzano ogni cosa!
Ma voi ancora siete convinti che trattavasi di un monachello vestito di bianco con un bel bastone vescovile che gli si presenta ai suddetti AFFAMATI! Che vedendolo si fanno convincere ad abbandonare la preda? Inoltre senza fiatare se ne vanno lemme – lemme? E tornano al di là delle Alpi rinunziando a quell’oggetto primo di un desiderio che per loro era irrinunciabile? Ammesso che per Attila fosse avvenuto un qualcosa di strano, ma voi credete che quelli che gli stavano dietro si sarebbero fatti abbindolare con chiacchiere nello stato di stanchezza e dopo miglia di sudore e di fatiche si sarebbero fatti convincere da barzellette?
Vi dico io cosa avrebbero fatto. Quelli per prima cosa avrebbero … addentato Attila e poi tutti gli altri cavalli compresi facendone letteralmente un … sol boccone!
Mi ribello all’idea, specie se penso a quel Tizio sdraiato nella sala del Parlamento con un bel tosone al collo, certamente un Jaguarino come lui che si chiamava Leo pur vestito di bianco ma sul bianco metteva roba come quell’acciaio e quel saio (Mantella Cassinese) per cui a chiunque, specie a quelli come Attila che mostravano aggressività oltre ogni limite, era consigliabile stargli a distanza di rispetto non solo fisicamente in quanto ad agilità di movimento che l’armatura gli consentiva ma e soprattutto come persona, poiché disponeva del potere di quella schiatta che l’Amari non conosceva bene ma che soggiogava il Mediterraneo! Tant’è che questo Monachello di Biancovestito ha fatto la stessissima cosa di quello che ostentava le due Aquile Catanesi: il Sud-Treskeliota aveva al potere gente che si fregiava di due aquile che poi a volte li stilizzavano come le croci (di cui sopra) e diventavano una sola, ma con due teste perché assemblavano il potere di vescovi e di cesari. E qui vi invito a salire al piano degli uffici e vedrete nella porta d’ingresso lo stesso stemma di Orosco ossia dei lupi che sembrano sorreggere o portare una croce! Ma io ho già visto una figura uguale AD EUBEA nel LIKUD vi è un lupo che porta uno stendardo la cui asta è una CROCE come mai Orosco ha lo stesso simbolo però con due lupi che però non la portano la CROCE? Ma la onorano e come due angeli gli stanno ai lati!! Attenzione questo come detto era uno da due Aquile e la sua lapide l’onora alla stregua del Leo che c’è nel castello!
Egli rivestendo due ruoli e con tre guerre tutte e tre le volte ebbe la meglio sconfiggendo un imperatore (quello che nel frattempo avrebbe dovuto costruire le mura intorno a Catania ed al castello) credendolo tedesco!
Sentite che c’è scritto: Horozci omissis … CUI IUS CESAREUM – PONTIFICUMQUE EVIT GERMANIAM RABIEM I toris TRIQUETRIS ecc ORTIGIAE PASCERE PASTOR OVES!
Al quale il diritto … di Cesare e di Pontefice … permise … frenando tre volte la rabbia germanica dell’imperatore evitò che i pastori pascessero in Ortigia le loro pecore!!! L’ho relazionata così per renderla accessibile, ma non vi voglio tediare con traduzioni, boccaccia mia statti zitta!
Pensate questo, si è massacrato di lavoro solo al fine di rendere più facile la sua nomina a Vescovo di Catania, V’invito a riflettere che malgrado ciò necessitava di raccomandazione questo a significare che prima di essere pontefici dovevano come magari GIULIO II passare sotto le FORCHE di RUBRIO PROCULO ED IL PIEDE DI AGATA!
Ora, se è chiara la dimensione dei Pontefici Catanesi che spesso diventavano Papi con la stessa forza e lo stesso potere militare, allora SONO SPIEGABILI LE DUE AQUILE E tutto il resto, REGGIO SALADINO, GALLETTI e così via.
Sempre nella cappella delle Dominae, cosiddetta di San Giorgio, possiamo vedere che ci sono due Sarcofagi. Tutta la treskele specie in Sicilia è piena di questi sarcofagi con i MOTTI dentro. Perché sono dentro la cassa da “MOTTU”! Ma sono delle casse da morto ante litteram e dovevano servire a qualcosa che forse a qualche storico sfugge! Come facevano i Popoli del Mare ad organizzare i loro raid? Tanto per capirci vi riporto sempre a quegli auguri di cui nel quadrato basaltico di dove c’è letteralmente scritto e sempre mal tradotto L può essere Lucio Rubrio e qui i normanni non c’entrano eravamo già rossi O flavi forse? Come i TCILLA, afarensi, PROCULO, lasciamo stare. II VIR o duunviro cioè un console alla pari e sappiate che quelle due II sono croci e sapete perché questi due erano potenti al punto che se decidevano di prendere magari qualcuno che come Cicerone voleva intromettersi nei loro affari non ci pensavano mica quando era a rischio il loro potere! A mettervi su quelle crocette per cui più che un simbolo era un monito come faceva il Catanese MINATIDIO!! Questa poi non me la perdo!! Mi dispiace per voi ma dovete subire, QUIN… qualcuno ha tradotto… QUIN.DECEMI … e poi staccati AUGURI, non credo ai miei occhi! Ma se quel QUIN… NON PUO TRATTARSI DI ALTRO CHE DI TRE LANCE QUINDI NON CENTRANO E ALLORA CENTRANO GLI AUGURI CHE ERANO I DECEM UMANI DIVENTATI QUINDECEM PER L’AMPLIAMENTO DELLA VASTITà DELL’IMPERO CHE CONSENTIVA TITO DI DISTRUGGERE LA SUA BANCA NELLA TORRE ANTONIA!!!!! allora quegli auguri che cosa erano i nostri auguri attuali non mi pare proprio! Ma allora quel QUIN appartiene non ai Duunviri ma agli AUGURI ma non si diceva AUGURES son ben strani questi Catanesi a distanza di secoli mettono sempre in difficoltà. Ebbene io dico che quando succedeva il fatto di cui nella pietra ancora Roma stava lottando con i Sabini forse il termine come i dotti dicono è certamente arcaico e significa che: AU GURI I NODRI GURI CHE hanno CLAM(-ID-)ATO questo VIR CHE SPAZIAVE DALL’IRLANDA A IROITO PER METTENDOSI DI DARE LA KATANA AI GIAPPONSI!!!!e trattavisi dei QUINDECIMPRIMI AUGURI (che PRIMA ERANO DODICI QUANDO HANNO STILATO LE DODICI TAVOLE PER I ROM..ANI!!VIRI NELLA SPLENDIDAI URBIS KATINAE NE DOVEVI FARE DI STRADA.
Ed allora sapete perché di quei sarcofagi, ebbene erano delle casse che contenevano un morto sì ma non uno normale ma un morto che doveva essere controllato e quindi la cassa doveva essere predisposta alla riapertura, perché il morto era un potente, un primo, di quelli sopra citati, non veniva subito seppellito ma si doveva attendere il benestare degli altri primi che venivano anche dai più lontani angoli della treskele a controllare se e come era accaduto il fatto. Nel caso la morte era attribuita a cause diverse dalla morte naturale c’erano problemi e che problemi ed anche dolori per i colpevoli! Ecco la spiegazione dei motivi per cui gli uomini hanno iniziato l’opera delle imbalsamazioni. Sono state da ciò motivate perché gente che lottava per sopravvivere non faceva nulla senza motivo!
Seguendo l’“escursus” accanto ai Tabbuti (sarcofagi) a destra (bacheca dei bronzetti) c’è la dimostrazione dell’inizio dell’agricoltura portata da SO-LO a sinistra (bacheca dei porcellini) dell’allevamento del bestiame ed anche della nostra capacità di ironia della teatralità della nostra gente ma anche della consistenza delle nostre donne che si divertivano ad allevare i porcellini e quando diventavano più adulti chiamavano i garzoni! Ecco il “triginta porcos“ di Lavinia.
Sorvolo soltanto sulla testa dell’efebo (chissà come è riuscita a salvarsi!!) che fa il paio con il mosaico, si vede palesemente che entrambi precedono quelli di Motia. Manca l’imbarazzo della scelta con quale reperto continuare, potrei scrivere all’infinito con quello che la nostra bella Italia offre. Ma prima di chiudere il capitolo Castello voglio rilevare almeno altre quattro incongruenze che non lo riguardano direttamente ma indirettamente e costituiscono incongruenze per sé stesse. E sono cose note per la loro particolarità: la prima riguarda quella della cosiddetta TORRE DEL MARTORIO, sala dei MARTIRII, poi quella quei soffitti particolari che sono sia nella sala V che nella sala più grande LA XI dove si ammira una struttura molto particolare detta DELLE ANFORE (per la presenza di queste murate nel soffitto), a seguire la collocazione del sito legato alla scritta delle Terme AKILLIANE, ed infine ultima ma non per importanza quella dell’ARALIA.
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Inizio dalla più semplice, quella che, a causa della sconvolgente ignoranza del dialetto, ha creato un equivoco. Nella nostra vituperata lingua il termine MARTORIO ha una ben precisa identificazione, che è stata scambiata per MARTIRIO. Il Martorio nella lingua treskeliana e in tutta l’Italia, indicava un particolare suono delle campane che serviva ad avvisare tutti gli abitanti delle contrade quando li sovrastava un grave pericolo. Per cui era necessario piazzare la campana del MARTORIO nei posti più elevati possibile per consentire al suono di raggiungere gli uomini più lontani, specie coloro che si dedicavano all’agricoltura ed alla pesca. Smettiamola di dire che sedici normanni hanno costruito tutti i castelli del nostro mare nostrum (intendo quello occidentale quando uso questo concetto, comprensivo dell’adriatico, dello Jonio e del canale di Sicilia). Questi castelli già esistevano prima della loro venuta, anzi sono serviti a noi per creare una barriera a favore del popolo, non contro. Gli unici che abbiamo costruito contro erano in Oriente, per l’esattezza a Gessen, a Tiro, in Cappadocia e quella di Ilio in Traode forse distrutta da un terremoto, gli incendi nei terremoti non mancano!
Di Atene manco a parlarne una reproba mai presa in considerazione dai Popoli del Mare! E poi basta prelevare a campione dei frammenti –non dalle sommità ma dalle basi non facciamo sempre i furbi per saper l’epoca all’incirca anche se non sempre vi è certezza perché spesso il decadimento o la ricostituzione del carbonio può avvenire per i più svariati motivi. Dobbiamo smetterla di accettare la teoria che gli “elleni” in cinquant’anni e con un migliaio di pescatori hanno costruito tutta la civiltà delle terre che circondano il Mare Nostrum ma se fa comodo pensare questo non importa quello che va detto si dica. Anche di recente un grande nostro concittadino … purtroppo anch’egli blindato da detti schemi, aveva fiutato la pista ma nella foga del suo patriottismo e per la blindatura di rito purtroppo non è andato oltre ma comunque v’invito a leggerlo perché troverete degli spunti interessantissimi. Aveva un buon fiuto eccome!
Parlo del nostro “Santi Correnti”, che anche lui ha evidenziato incongruenze che a discuterne poteva metter su un’enciclopedia!
Chiudendo voglio precisare che i soffitti “anforati“ del Castello Ursino non hanno uguali al mondo per grandezza di struttura per modalità di realizzazione e soprattutto per finalità.
Entrando nella sala V e soprattutto nella XI, alzando gli occhi verrete colpiti da un particolare soffitto, che vi garantisco per la quantità e per le svariate epoche di costruzioni penso potrete vederle solo in Sicilia (ed anche forse nella TRESKELE, insomma nel Mare Nostrum). Ecco che anche qui viene a galla il delitto di lesa CULTURA POPOLARE (sia linguistica che antropologica), infatti è vero che qui c’erano le stalle, ma perché nelle stalle questi strani soffitti? Mi corre l’obbligo, per chi non ha la fortuna di aver visto questi soffitti, di dire che trattasi di soffitti realizzati con una particolare struttura “mediterranea”, cioè le volte a crociera con pesanti blocchi di pietre come il resto del Castello, ma la sala detta delle “stalle” ha una volta per tutta la sala è un semi cilindro realizzato con una tecnica da TETTO AD ARCO o architetto. Basato su di un intreccio di vimini di finocchietto e canne con malta e calce da poterci camminare sopra tranquillamente ed in esso così rinforzato dalla malta venivano collocate nei punti strategici le ANFORE che, con le loro imboccature, coprivano i fori così piazzati e sistemati ad una ragionevole distanza l’una dall’altra per coprire tutto il soffitto, solo noi potevamo realizzarlo!
Ma andiamo con ordine: quando ero piccolo mi capitava di andare spesso con i miei in campagna per svago, ma a volte, anche per la necessità di dare un occhio al lavoro dei contadini e mi capitava spesso d’indignarmi perché questi ultimi possibilmente trattavano con i guanti gialli gli animali al loro servizio ma non avevano altrettanto rispetto per i figli! Poi con il passare degli anni ho compreso che per loro in quel momento quegli animali rappresentavano la loro libertà condizionando totalmente la loro vita alla funzionalità o meno e quindi alla salute o alla malattia dell’animale. Quando ho visto questa realizzazione che per l’epoca rappresentava l’inverosimile ho compreso quale stadio di civiltà, pur nella semplicità, i nostri antenati avessero raggiunto. Dicevo come fossero importanti quegli animali, che rappresentavano la sopravvivenza per i contadini, ebbene ora andate con il pensiero ai cavalieri che addossavano ai cavalli un peso oltre ogni misura. Pensate come tornavano alle stalle sudati ed affannati e mettetene tanti particolari tutti insieme. Cosa accade se un cavallo sudato viene messo in una stalla fredda ed umida? Si ammala e come potrebbe il cavaliere in caso di urgente necessità usare un cavallo malato? Ecco a cosa serviva quel soffitto: ad accogliere l’aria calda emessa dagli animali ed a restituirla stemperata in modo da consentire un graduale raffreddamento e mantenerli per un giusto periodo nel tepore fino al loro totale rasserenamento. In tal modo venivano difesi da rischi di raffreddamento pericolosi e tenuti a riposo ed in piena forma, pronti ad ogni evenienza in caso di necessità. Allora, sperando di essere stato chiaro, dico senza tema di errore che qui stiamo
parlando di “condizionamento d’aria ante litteram”. A margine ricordo che Catania è piena di terme, ma siamo sicuri di parlare di terme! Mi rispondo da solo è una bufala perché quelle sono abitazioni dei Catanesi Padri che vivevano in ville ed abitazioni con tanto di riscaldamento e vi sfido a trovarne altro esempio uguale altrove ed allora perché meravigliarsi del tetto che serviva da decompressione aerea per passare dal caldo al freddo decomprimendo l’aria! Altrimenti a che serviva fare le terme e poi ammalarsi perché ci si raffreddava! Pensate che città doveva essere, dove vivevano al caldo sia d’estate che d’inverno e pensate vi era unica al mondo anche allora la MO-VI(D)TA NOTTURNA!
Siamo proprio degli impenitenti m’immagino il passeggio in VIA DELLE LUMINARIE illuminatissime con le KANDELE che duravano ORE! MI … chiedo e VI … chiedo chi al mondo poteva permettersi di vivere così, ma l’ARAB-IA di PELISSS e chi se no e non dico altro per non infierire!
Ma concludendo con una incongruenza … termale che ho termini per non offendere e mi limito solo a chiamarla incongruenza archeologica riferendomi alla localizzazione delle terme così dette … AKILLEIANE! Ma se qualcuno con un minimo di giudizio riflette che solo un secolo fa erano sommerse come del resto oggi a volte restano chiuse pur avendo il sollevamento sotto la spinta africana raggiunto in un secolo almeno tre metri figuratevi all’epoca in cui era in uso questo termine dove arrivava il mare e non dico altro. SE infatti riuscivano i nostri padri a piazzare un “calidarium” sott’acqua, gli extra-terrestri dell’immaginario ci facevano un baffo Ai miei AVI!!
Ed infine trattiamo un’altra incongruenza: vi invito ad osservare con attenzione un reperto che tratta una statuetta femminile da Mari (fig.2), una placca Sumerica con scena di banchetto (fig.5), l’impronta di un sigillo sumerico in cui la prima figura a sinistra ha un abito che ricorda la figura 2 (anche se un po’ stilizzato), una stele fenicia di Tiro (fig.23) e addirittura un “cherubino“ di Samaria (così identificati sul testo del Moscati “Antichi Imperi d’Oriente” immagini a pagina 176 e 177) (pensate all’angelo con ermete nell’atrio del palazzo di Città a Catania). Iniziando dalla stele fenicia di Tiro, che mi sembra la più emblematica perchè la donna ivi raffigurata è palesemente una regina “alla Damarete” (infatti è rappresentata con uno strano uccello sopra la testa che possiede un’apertura alare da aquila e al capo vi è una civetta). Se pensiamo agli Egiziani che descrivono i popoli del mare con un rapace (civetta!) che guarda fisso sul mare come per indicare la rotta anche notturna grazie alle guide che essi avevano, credo che, anche in base all’apertura alare dell’altro volatile che domina il mare, fosse questo il messaggio dei popoli del mare, che gli stessi hanno scolpito nei megaliti di Montalbano. Allora è la solita regina delle Treskele, dei Sardani dei Lukka-leccesi, dei Dauni, insomma sono gli stessi di quelli delle tre ANSE di PELIS! Per quanto riguarda la figura del “cherubino” di Samaria, intanto non mi pare sia un cherubino, per via dello sguardo più da diavoletto che sorride. A me sembra piuttosto UNA SFINGE! Ma certo quella che si protende nel mare della IA-UONEIAla le zampe di LIO di NT ossia della pietra bianca (leonine) e guardate poi il petto, torna sempre a galla l’abito con le foglie dell’aralia di merito a vestirla. E guardate anche il resto delle immagini citate: tutte riproducono questa foglia eccezionalmente lunga che adorna tutte le “persone di merito” quali dignitari di corte di tanta regina e da Meritarsi di essere scolpiti nella pietra per MERITI speciali. A questo punto mi domando se è la parola MERITO deriva dalla pianta (così come i miei antenati la chiamavano) oppure visto l’uso che se ne faceva per la sua rappresentatività l’hanno così chiamata in quanto indossate da persone “meritevoli”! Infine mi preme chiarire a memoria per evitare i soliti equivoci culturali di dei quali abbondiamo, che la torre del MARTORIO non vuol dire che serviva per fare i martirii ai prigionieri, quelle sono stati sempre nelle segrete e non al piano ALTO del Castello dove passeggiavano le DOMINE come DONNA COSTANZA o i vari RICCARDO di turno ed anche gli ostaggi, ospiti, che servivano a far rispettare i patti agli ENRICO di turno! (“FIDEM-ENRICI” –FEDE-RICO)

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